Datate le canoe neolitiche della Marmotta, tra 7000 e 7500 di antichità

Pubblicato lo studio che coinvolge Niccolò Mazzucco dell’Università di Pisa

  • Un gruppo di ricerca guidato dal Museo delle Civiltà, dall’Università di Pisa e dal CSIC riesce a datare cinque canoe neolitiche trovate in un sito sommerso nel Lago di Bracciano (Roma): hanno tra 7000 e 7500 anni di antichità
  • Si tratta delle uniche e più antiche canoe neolitiche d’Europa e le loro caratteristiche rivelano una tecnologia di navigazione notevolmente avanzata

 

Il lavoro pubblicato su Plos presenta e discute la datazione delle uniche e più antiche imbarcazioni neolitiche scoperte finora nel Mediterraneo. Le canoe furono trovate tra il 1994 ed il 2005 grazie agli scavi dell’allora Soprintendenza Speciale per il Museo Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ oggi Museo delle Civiltà.

Niccolò Mazzucco, uno dei direttori del progetto di ricerca sulla Marmotta assieme a Mario Mineo, conservatore del Museo delle Civiltà adesso in pensione, e Juan F. Gibaja ricercatore del CSIC de la Institución Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC), spiega: “La Marmotta è un sito eccezionale. Si trova sotto le acque del Lago di Bracciano dove, in condizioni anaerobiche, si sono conservati strumenti, oggetti ed elementi strutturali delle case in legno ed in altri materiali organici che in condizioni normali vanno distrutti”. Il sito, scavato tra il 1992 e il 2006, si trova sommerso a circa 300 metri dalla riva attuale e a circa 11 metri di profondità, e al suo scavo hanno partecipato specialisti di archeologia subacquea.

Il presente lavoro, pubblicato sulla rivista PLOS, è guidato dall’Istituto Milà y Fontanals de Investigación en Humanidades (IMF-CSIC) e vede la partecipazione della Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma (EEHAR-CSIC), del Museo delle Civiltà (Roma), dell’Università di Pisa (Pisa) e del Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), a Siviglia.

Il lavoro descrive e data le canoe, che sono tra i reperti più spettacolari trovati in questo scavo. Sono eccezionali per le loro dimensioni (la più grande è lunga circa 11 metri) e per la loro conservazione, e sono uniche nel loro periodo in tutto il Mediterraneo. “Stiamo parlando dei primi gruppi di agricoltori e pastori che occupavano il centro della penisola italiana, tra il 5620 e il 5300 circa prima della nostra era (a.C.)”. Secondo la datazione al carbonio 14, eseguita presso il Centro Nazionale di Acceleratori (CNA), le canoe hanno un’antichità compresa tra 7.500 e 7.000 anni.

“I dati non solo confermano che la costruzione delle canoe coincide con il momento di occupazione del sito”, osserva Mario Mineo del Museo delle Civiltà, “ma conferma che si tratta delle canoe più antiche del Neolitico in tutta Europa”. Anche se ci sono canoe più antiche risalenti a 9.000 anni fa appartenenti agli ultimi cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, precisa, “quelle trovata alla La Marmotta sorprendono non solo per le loro dimensioni, ma anche per la complessità tecnica con cui è stato realizzato sia lo scafo dell’imbarcazione, sia certi elementi ad essa associati. Senza dubbio siamo di fronte al lavoro di veri ingegneri navali”.

Tecnologia nautica avanzata per il periodo

Le cinque canoe e gli oggetti nautici ad esse collegati mostrano la spiccata capacità delle società neolitiche per la navigazione e il loro elevato livello tecnologico. Questa tecnologia nautica è stata parte essenziale del successo della loro espansione, considerando che in pochi millenni hanno occupato tutto il Mediterraneo, da Cipro alla costa atlantica della Penisola Iberica.

La canoa Marmotta 1, scavata da un tronco di quercia, ha una lunghezza di 10,43 metri, un’ampiezza di 1,15 metri a poppa e 0,85 metri a prua, e un’altezza da 65 a 44 centimetri, a seconda della parte della canoa. La base della canoa ha quattro rinforzi trasversali, a forma trapezoidale, realizzati dallo stesso tronco. Questi rinforzi avrebbero aumentato la durata dello scafo, proteggendolo e migliorandone la manovrabilità.

Oltre alle sue dimensioni considerevoli, questa canoa, attualmente esposta presso il Museo delle Civiltà (Roma), è di particolare interesse per tre oggetti associati al suo lato di dritta. Hanno forma di “T”, con una parte superiore ogivale, e 2, 3 e 4 fori rispettivamente. Sono stati trovati inseriti nella parete della canoa a distanze e altezze simili. I fori visibili erano sul lato esterno della parete della canoa.

“Le caratteristiche e la posizione di questi oggetti suggeriscono che potrebbero essere stati utilizzati per fissare corde legate a una possibile vela o per collegare altri elementi, come uno stabilizzatore o persino un’altra imbarcazione, per creare un doppio scafo a forma di catamarano. Queste strategie avrebbero fornito maggiore sicurezza e stabilità, così come una maggiore capacità di trasporto di persone, animali e merci.”, afferma Juan F. Gibaja.

La canoa Marmotta 2 è realizzata in legno di ontano. Gli archeologi l’hanno trovata fissata al suolo con due pali al centro dei lati di dritta e babordo. Ha una lunghezza di 5,4 metri, 0,4 metri di larghezza a poppa e 0,36 metri di larghezza a prua. Si ritiene che potesse essere un’imbarcazione da pesca o utilizzata per raccogliere risorse vegetali e trasportare persone e piccoli animali sul lago, o anche sul mare.

Accanto a questa canoa è stata trovata una pezza di legno con un solo foro, di circa 2,8 cm di diametro. Di forma simile a un fungo, ha una lunghezza di 13,4 cm e una larghezza tra 9 e 8 centimetri. “La sua somiglianza con le bitte moderne dei nostri porti suggerisce che la sua funzione potrebbe essere stata proprio quella di assicurare la canoa quando il livello dell’acqua saliva nel lago”, spiega Juan F. Gibaja.

La canoa Marmotta 3, fatta da un tronco di ontano, ha una lunghezza di 8,35 m, 58 cm di larghezza nella poppa e 50 cm di larghezza nella prua. Ha alla base tre rinforzi trasversali, a una distanza simile e con forma trapezoidale come nel caso della canoa 1.

La canoa Marmotta 4 è fatta da un tronco di pioppo (Populus sp.). È molto deteriorata e manca gran parte dello scafo. Per questo, gli studiosi credono che questa canoa potesse avere dimensioni considerevoli, poiché i suoi resti occupavano i tre livelli di profondità del sito e la sua larghezza massima è di 65 cm. Durante le ultime fasi dello scavo, è stata trovata una grande tavola di legno che potrebbe aver fatto parte della canoa sul suo lato di dritta.

Infine, la canoa Marmotta 5 è stata realizzata da un tronco di faggio (Fagus sylvatica). Nella sua condizione attuale ha una lunghezza di 9,5 m e una larghezza massima di 60 cm nella zona della poppa, anche se probabilmente le sue dimensioni erano maggiori, poiché è frammentata. Sono visibili due rinforzi trasversali fatti nel tronco stesso alla base della canoa.

“Crediamo che possa esserci un numero maggiore di imbarcazioni ancora conservate sotto le acque del lago di Bracciano”, affermano gli studiosi, “e potrebbero essere scavate in futuro”. Anche se è difficile stimare l’area totale dell’insediamento di La Marmotta, “basandoci sui risultati dello scavo archeologico, siamo sicuri che una gran parte del sito rimanga da scavare”, aggiungono.

Un sito eccezionale

Nella maggior parte dei siti archeologici, la degradazione naturale causata dall’ambiente e dalle condizioni generali di conservazione fa sì che molti materiali si degradino e scompaiano. Di conseguenza, si ottiene un’immagine distorta e limitata dei resti lasciati dalle comunità preistoriche. Questo cambia drasticamente nei siti che conservano molti dei resti biotici, come nel caso di La Marmotta, che conserva oggetti in legno, tessuti, cesti e corde e pelli di animali. La Marmotta è uno di quei casi in cui la conservazione eccezionale degli artefatti archeologici convalida una riflessione sui numerosi materiali utilizzati, la loro abilità nel lavorarli e l’alto livello tecnico raggiunto dalle società neolitiche.

Leggi l’articolo pubblicato su Plos

Citation: Gibaja JF, Mineo M, Santos FJ, Morell B, Caruso-Fermé L, Remolins G, et al. (2024) The first Neolithic boats in the Mediterranean: The settlement of La Marmotta (Anguillara Sabazia, Lazio, Italy). PLoS ONE 19(3): e0299765. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0299765

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