Teledidattica e libertà accademica: riflessioni su un dibattito italiano

Seminario di Cultura Digitale con Maria Chiara Pievatolo

Mercoledì 17 maggio 2023 alle ore 14:15, in presenza nell’aula Fib PS4 del Polo Fibonacci (largo Bruno Pontecorvo, 3) e online su BlueMeet Garr, Maria Chiara Pievatolo (Università di Pisa) “Teledidattica e libertà accademica: riflessioni su un dibattito italiano”.

Secondo Giorgio Agamben la teledidattica va rigettata in toto, in quanto barbarie tecnologica che aliena le comunità di conoscenza sottoponendo la discussione a una mediazione obbligata ed eterodiretta. Una mediazione analoga era tuttavia già in atto per la ricerca, e con l’acquiescenza di buona parte degli studiosi: la sua valutazione è  amministrativamente sottratta alle comunità scientifiche e affidata a oligopoli editoriali commerciali il cui prodotto principale è sempre più l’analisi di dati ormai non soltanto citazionali. Inoltre, monopoli tecno-feudali non specifici del microcosmo accademico quali Microsoft e Google, alle cui piattaforme teledidattiche università e scuole italiane sono state indotte a rivolgersi durante la pandemia,  influenzano da tempo gli atenei: direttamente con finanziamenti selettivi a studiosi e istituzioni non troppo critici sui loro affari; indirettamente, tramite la fornitura di sistemi telematici di insegnamento, di collaborazione, di condivisione, di valutazione e di amministrazione che impongono ambienti di scelta da cui estraggono dati e con cui forgiano comportamenti da smerciare a chi può pagare per comprarseli.

Rigettare la teledidattica come tale, in questo contesto,  impedisce di criticare specificamente la scelta di piattaforme proprietarie come quelle di Microsoft o Google, e soprattutto di interrogarsi sulla possibilità di una terza via, fra rifiuto apocalittico e compiacimento integrato,  per esseri umani “non deliberati dalla macchina ma liberi in rapporto ad essa” (Eco, 1964) – una via che aiuti a trarre vantaggio dalla nuova interattività, “scrivere in cielo alla velocità del pensiero” (Harnad, 2003), resa possibile dalla telematica.

In italia creare una piattaforma teledidattica nazionale basata su software libero e su un cloud federale, in grado di condividere e di ottimizzare l’uso delle risorse di calcolo locali, sarebbe tecnicamente ed economicamente praticabile, come ha mostrato l’esperienza del Politecnico di Torino e quella del GARR, ente pubblico a cui sono federate le università stesse. Una simile piattaforma, indipendente da multinazionali statunitensi come Microsoft o Google, sarebbe anche rispettosa della normativa europea sulla privacy.

Come mostra una recente conferenza pisana in cui le posizioni si sono confrontate, le università che hanno scelto Microsoft o Google lo hanno fatto con spirito aziendale, nella convinzione che l’informatica sia una computer science neutrale rispetto ai contenuti che veicola e che l’insegnamento possa essere dato in outsourcing a monopoli proprietari senza alterarlo nella sostanza. Per chi invece patrocina la terza via, l’informatica cristallizza e automatizza conoscenza umana passata così che un’università la quale rinunci all’autonomia sulle forma del proprio insegnamento per abbandonarlo a monopoli esterni, rinuncia non a qualcosa di accessorio, ma a una sua vocazione specifica, importante almeno quanto la ricerca. Ma anche da una prospettiva strettamente mercantile, se la “merce” tipica dell’università è una formazione culturale indipendente, rinunciare a offrirla per farsi fungibile ente di addestramento e di sottomissione ai monopoli del capitalismo della sorveglianza è una scelta autolesionistica – a meno che non si preferisca stare col potere invece di esercitare un potere la cui caratteristica sarebbe, kantianamente, quella di aver bisogno della pubblicità per non venir meno al suo scopo.

Il seminario è aperto al pubblico e fa parte del  Seminario di Cultura Digitale del LabCD – Laboratorio di Cultura Digitale.

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