Giovanni Brunetti, laureato in Storia e Civiltà all’Università di Pisa, vince il Premio Spadolini Nuova Antologia

Premiata la sua tesi magistrale sulla defascistizzazione della provincia livornese

Giovanni Brunetti, laureato in Storia e Civiltà del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, ha vinto il Premio Spadolini Nuova Antologia Edizione XXVI, riconoscimento di carattere nazionale che si avvale dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, bandito annualmente dall’omonima Fondazione.

giovanni brunettiIspirato a quello fondato dallo statista fiorentino Giovanni Spadolini in onore della madre Lionella, il Premio Spadolini Nuova Antologia viene assegnato da un’apposita commissione alle migliori tesi di laurea e dottorato che affrontano tematiche attinenti la Storia politica e culturale dell’Italia contemporanea, dall’800 ai giorni nostri, che siano state discusse negli ultimi tre anni da laureati che non abbiano superato i 35 anni di età.

Giovanni Bruentti, 25 anni e originario di Cecina in provincia di Livorno, si è aggiudicato il prestigioso premio (ex aequo), affrontando il tema della transizione dal fascismo al secondo dopoguerra nel territorio della provincia livornese, con la sua tesi di laurea magistrale “Dio non paga il sabato. La defascistizzazione della provincia di Livorno (1943-1947)”, discussa all’Università di Pisa nel 2021 con relatore il prof. Gianluca Fulvetti, docente di Storia contemporanea del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere.

La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà a Firenze nei primi mesi del 2023.

'Dio non paga il sabato. La defascistizzazione della provincia di Livorno (1943-1947)'

Tesi magistrale di Giovanni Brunetti
Corso di Laurea Magistrale in Storia e Civiltà, Università di Pisa (relatore Gianluca Fulvetti)

Col presente lavoro si sono volute ricostruire le dinamiche della lunga transizione livornese, il passaggio cioè dal fascismo al secondo dopoguerra in un territorio peculiare come quello della provincia di Livorno. L’analisi, svolta in larga parte su materiale d’archivio, parte da quanto accadde nel comprensorio labronico all’indomani del 25 luglio 1943, con un esame approfondito delle reazioni della autorità pubbliche alla caduta del fascismo, così come quelle di una popolazione esasperata dai bombardamenti e dalle privazioni causate dalla guerra. Si è poi deciso di soprassedere sulla narrazione specifica del periodo successivo all’8 settembre, convinti della necessità di uno studio approfondito ed esclusivo solo su tale frangente, passando direttamente al periodo successivo alla liberazione del capoluogo di provincia (19 luglio 1944) e al diverso approccio al problema dei residui “umani” del regime fascista da parte degli Alleati, del Comitato provinciale di liberazione nazionale e del massimo organo statale di governo di una provincia, la prefettura.

Il quarto capitolo è dedicato, invece, all’attività della Delegazione provinciale dell’Alto commissariato prendendo in esame la sua tripartizione classica (epurazione amministrativa, indagini sugli illeciti arricchimenti e processi agli squadristi o ai collaborazionisti). Per ovvie ragioni abbiamo dato adeguata risonanza alla questione della punizione penale dei cosiddetti “crimini fascisti”, quindi all’atteggiamento dei vari tribunale livornesi (tribunale ordinario e Corte d’assise straordinaria) e la loro diversa capacità, e volontà, punitiva.

Nel sesto capitolo, quello dell’epilogo, sono state trattate le ripercussioni sulla periferia della graduale chiusura di Nenni e Togliatti con la questione della “resa dei conti”, quindi come sono stati vissuti gli ultimi mesi di vita della Delegazione e i processi penali discussi anche dopo la celebre amnistia del 22 giugno 1946. Nelle conclusioni, infine, ci siamo voluti spingere più avanti analizzando i diversi modi, e tempi, del riassorbimento degli ex fascisti nella compagine politica democratica locale.

Da ETD – Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

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