Dipartimento in lutto per la scomparsa del Prof. Claudio Saporetti, docente di Assiriologia all’Università di Pisa, venuto a mancare lo scorso 10 novembre..
Si riporta di seguito il ricordo del Prof. Anacleto D’Agostino, Presidente del Corso di Studi Orientali ed Egittologici, con le testimonianze di Gianluca Miniaci, docente di Egittologia dell’Università di Pisa, Deborah Giannessi e Salvatore Viaggio, allievi di Saporetti a Pisa
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È scomparso a Roma, il 10 novembre 2025, all’età di 87 anni Claudio Saporetti (Fidenza 1938), assiriologo e orientalista, per molti anni docente di Assiriologia all’Università di Pisa, dove ha fondato e diretto il Laboratorio di Assiriologia.
Studioso di fama internazionale e tra i massimi esperti di onomastica assiro-babilonese, ha unito all’attività accademica l’impegno di ricerca sul campo, partecipando a scavi e ricognizioni in Iraq e in Giordania. Pioniere nell’applicazione dell’informatica allo studio dei testi cuneiformi, ha ideato e diretto il progetto ALTAN/AEC (Analisi Elettronica del Cuneiforme), in collaborazione con l’UCLA, e ha fondato la serie di pubblicazioni Analisi Elettronica del Cuneiforme e la rivista Assur/Nuzi Studies.
Dirigente di ricerca del CNR, Commendatore al Merito della Repubblica e presidente dell’Associazione Geo-Archeologica Italiana, Saporetti è stato autore di oltre trecento pubblicazioni sulle culture mesopotamiche, e in particolare studi fondamentali sull’onomastica medio-assira oltre a numerosi volumi di divulgazione dedicati al Vicino Oriente antico.
Personaggio eclettico e appassionato, capace di coniugare il rigore dello studioso con lo spirito dell’esploratore – come ironicamente ricordato nel documentario Claudio Saporetti, l’Indiana Jones italiano – lascia un’eredità scientifica e umana profonda, che ha contribuito in modo significativo alla tradizione degli studi assiriologici pisani.
Lo ricordano studenti che ne seguirono le lezioni e i suoi collaboratori.
È rimasto nella memoria l’avvio del corso di Assiriologia, il 6 ottobre 2002: entrò deciso, si voltò verso la lavagna e iniziò a scrivere; segni e trascrizioni indecifrabili, il gesso correva, una grammatica assira che pareva “impossibile”, la classe ammutolita; poi, dopo pochi minuti, si girò a braccia allargate: «Ah ah! Gli assiriologi sono tutti cattivi ed io vi sbatterò tutti fuori all’esame» e l’espressione severa che, all’improvviso, si allarga in un ampio sorriso. Era una trovata per sciogliere la tensione: da lì in poi la lezione cambiò tono, tra presentazioni reciproche e il racconto vivo di avventure e ricerche. Tra aneddoti, risate, letture di testi e spiegazioni puntuali, Saporetti li conduceva a decifrare il cuneiforme, facendo percepire l’Assiriologia come un ponte continuo tra passato e presente (l’aneddoto completo riportato nel ricordo di G. Miniaci sul volume di P. Negri Scafa e S. Viaggio, Dallo Stirone al Tigri, dal Tevere all’Eufrate. Studi in onore di Claudio Saporetti, Aracne 2009).
E come testimoniano numerosi allievi della scuola pisana (nell’introduzione del volume citato), a quella autorevolezza univa un’umanità fuori dal comune: sapeva rendere semplice e perfino piacevole l’accadico, costruendo a Pisa una vera scuola fondata su amicizia e collaborazione; apriva le porte di casa, a Roma e in Sicilia, e i gruppi da lui formati sono rimasti uniti anche a distanza di decenni. La sua lezione andava oltre il perimetro disciplinare: un amore profondo per la conoscenza e un impulso instancabile a condividerla, una divulgazione insieme rigorosa e accessibile, la capacità di riunire intorno a sé generazioni di studiosi, amici e studenti coinvolgendoli in progetti che hanno attraversato luoghi e anni. Un Maestro nel senso pieno, capace non solo di trasmettere nozioni, ma di far crescere le persone.
Per un profilo biografico più ampio e ulteriori informazioni si veda la pagina del Centro Studi Diyala (https://diyalawebsite.wordpress.com/pubblicazioni-su-altri-argomenti/claudio-saporetti/) e il sito del Laboratorio di Assiriologia (https://www.uplink.it/assiriologia/).
Il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere lo ricorda con gratitudine.


